Era da tanto tempo che volevo parlare con il dottor Iacopo: mi ha sempre dato l’impressione di una persona conscia delle sue capacità e sicura di sé. Finalmente in quel sabato pomeriggio ho potuto chiacchierare con lui, mentre sorseggiava un drink. Mi ha raccontato di essere un vero e proprio pioniere della Neuro-oncologia del Meyer, e che lavora sui tumori cerebrali dal 2005. Si è specializzato alla Harvard University di Boston, nel Massachussets, e ha deciso di dedicarsi allo studio dei tumori cerebrali infantili, riportando l’esperienza al Meyer.

In quel periodo aveva fatto amicizia con una dipendente di una nota catena di fastfood all’italiana. Questa signora per l’appunto aveva perso il marito a causa di un tumore cerebrale: da questa esperienza la sua decisione di dedicarsi allo studio degli stessi. Da qui tutta la sua trafila e la scalata con il Dr. Genitori, che lo prenderà sotto la sua ala.

Iacopo mi dice che si inizia a legare con il paziente già dal primo approccio e al momento della comunicazione della diagnosi, i genitori vengono trasportati in un altro mondo: un mondo fatto di sacrifici e sofferenze, che insieme ai propri figli dovranno sopportare. Dal punto di vista del dottore, la comunicazione della diagnosi è altrettanto dolorosa: il peso delle molteplici emozioni durante le ore di lavoro, vengono portate anche nella vita privata, lasciando delle inevitabili lacerazione nel cuore.

Molti specializzandi non riescono a fare questo lavoro e spesso mollano alle prime esperienze negative. Ciè che spinge Iacopo a continuare a esercitare sono i bambini e la passione per loro. Il dolore plasma e fortifica, persino la morte contribuisce a segnare un cambiamento positivo: la vita viene affrontata in modo diverso, c’è un ribilanciamento di valori e i problemi che prima ci sembravano insormontabili, diventano quisquilie. Jacopo dice “la guarigione è influenzata molto dalla forze e dalla grinta, dal non lasciarsi andare.”

Andrea Pisano